La storia dell'uomo riccio

Testa Ecosofica

2013
Scultura stratificata in plexiglas, illuminazione incorporata nella base
Cm. 30 x 28 x 32
Collezione privata

Il vecchio uomo riccio della mia storia, non in quella di Anna Politkovskaja, nel suo peregrinare a un certo punto cade in un labirinto catottrico e racconta: “Uno specchio sopra di me si muove, si rispecchia in un altro specchio che mostra qui e ora ciò che sta avvenendo a distanza; proietta cose che non ho voluto o non ho potuto vedere e che adesso si ripropongono davanti a me. Dal basso, uno specchio inclinato ruota e mostra il retro di specchi rovesciati, specchi che fanno da intermediari tra quelli che vedo davanti e quello che sta dietro e non vedo. Mi sposto; gli specchi tutti intorno a me mettono a repentaglio la mia posizione, sento mancare ogni punto di riferimento e non capisco dove mi trovo”. Vede specchi dappertutto, li vorrebbe attraversare, ma si strugge imprigionato: “Questi riflessi sono ottenebranti / queste luci sono offuscanti / questi frammenti sono annebbianti / queste compresenze sono orripilanti / L’inferno, sono io?” Questa opera è precedente all’“Ecosofo”, costruito con sale e plexiglas: ho usato solo frammenti di metacrilato per questo (auto)ritratto in cui i tempi si mescolano. Nella rappresentazione teatrale che sto elaborando, l’opera entra in scena dopo una rielaborazione di un episodio della mia infanzia.