La storia dell'uomo riccio

Occhio

2011
Struttura stratificata in plexiglas con led incorporati nella base e meccanismo Arduino per la regolazione dell’alternanza delle luci per le scene.
Diametro: Cm. 27 –  Spessore: Cm. 7
Collezione privata

Parte da qui, da questa immagine icastica raccontata da Anna Politkovskaja, la mia storia dell’uomo riccio: “Moisej sa fare il ‘riccio’. Non appena sente una raffica di mitra […] stringe a sé le gambe, ficca la testa tra le ginocchia aguzze come forbici e piega, ingobbisce la schiena in modo buffo. Sul dorso asciutto le vertebre spuntano come aculei […] voleva morire. Ma la morte non viene a prenderselo.”*

C’era una volta un vecchio che viveva nella sua casa in pace, ma col tempo arriva una guerra globale-perpetua: tutti contro tutti. Scoppia la guerra anche nella sua città. Gli invasori occupano le case degli abitanti. In primavera, alcuni sconosciuti lo hanno cacciato dal suo alloggio. Adesso è solo, ramingo per una città che non considera casa sua, Groznji. Ho scelto di intitolare questa opera “Occhio”, per l’impostazione della sua cornice e per sottolineare il carattere visivo della storia, sia delle figure che la animano, sia degli spettatori che la vedono “in scena”.

* Per questo. Alle radici di una morte annunciata. Articoli 1999-2006, Adelphi 2009, p. 102.